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Lenti a Contatto Morbide
Le lenti a contatto morbide.
La correzione di difetti visivi come miopia, ipermetropia, astigmatismo o presbiopia, si può fare sia con occhiali che con lenti a contatto. Infatti sulla patente di guida, in caso di obbligo di correzione, troveremo la dicitura “obbligo di lenti” senza porre condizioni a quale delle due possibilità il paziente abbia scelto.
Nella maggior parte dei casi sono molto più pratiche degli occhiali, in quanto permettono un campo visivo più ampio e molta più libertà nei movimenti oculari, tuttavia, per chiunque volesse provarle anche soltanto per cambiare il colore degli occhi, è molto importante seguire delle norme igieniche ben precise. Alcune di queste regole sono dettate dal buonsenso, come ad esempio lavarsi le mani, sia prima di mettere le lenti che prima di toglierle, eseguire queste operazioni sempre in un luogo pulito e soprattutto non indossarle in caso di infiammazione o infezione, anche lieve.
Altre norme sono invece correlate al tipo di lente a contatto di cui disponiamo.
Le lenti a contatto si suddividono in due grandi famiglie, in base ai materiali che le compongono: lenti rigide, composte da polimeri vetrosi e inerti, e lenti morbide, composte da polimeri gommosi ad alto contenuto d’acqua.
Le lenti a contatto morbide sono distinte principalmente in due gruppi: materiali idrofili e idrofobi.
Morbide idrofobe sono ad esempio quelle al silicone. Presentano un alto valore di permeabilità all'ossigeno, che è una caratteristica molto buona per la fisiologia corneale, ma essendo idrofobiche si disidratano velocemente e risultano poco sopportabili. Per ridurre questa caratteristica si è soliti mischiare il silicone con altri materiali idrofili e ultimamente si stanno ottenendo risultati eccezionali. Ad ogni modo le lenti al silicone, anche quando ben tollerate, hanno maggiore carica batterica rispetto a quelle idrofile. In particolare quelle alla glicerina sono antisettiche e, non incappando in problemi di disidradazione, preservano meglio l’epitelio corneale.
Le morbide idrofile sono costituite da polimeri ad alta idrofilia, legate con quantità variabili di acqua. La capacità di trasmettere ossigeno da questo tipo di lenti dipende fondamentalmente dal suo livello di idratazione. La trasmissibilità è, come anche nelle lenti morbide al silicone, modesta rispetto qualsiasi lente rigida, a causa dello spessore che influisce sul passaggio di ossigeno, ma del quale non si poteva fare a meno per mantenere l’idratazione. La lente morbida di ultima generazione, sopperisce a queste limitazioni agendo proprio sugli spessori. Queste sono le lenti “disposable”, o a ricambio frequente, attualmente le più commercializzate. Esistono lenti: quindicinali, mensili, trimestrali, semestrali, che hanno bisogno di manutenzione ordinaria, conservanti o saponi, e lenti giornaliere, ovvero le “usa e getta”. Queste ultime permettono più di tutte di eliminare il rischio di accumulo di depositi, in quanto appunto le si usa una volta sola.
Tutti i tipi di lenti morbide (a esclusione delle giornaliere, che vengono prodotte soltanto in serie) possono essere costruite in serie o su misura. Nel secondo caso, si possono calcolare manualmente o utilizzando vari software. In particolare noi ci avvaliamo di un calco elettronico della cornea (una sorta di impronta computerizzata tridimensionale dell’occhio), per garantire un comfort e una qualità di visione ancora maggiori.
Per quanto riguarda la progettazione di lenti customizzate, con le recenti scoperte in campo tecnico è possibile creare anche lenti “a controllo aberrometrico del fronte d’onda”. Queste lenti sono un nuovo brevetto tutto trentino e riescono a correggere qualsiasi tipo di difetto refrattivo, non solo il classico astigmatismo, garantendo una buona visione anche a chi presenta cicatrici corneali o aberrazioni a quadrifoglio.
I motivi del porto di lenti a contatto morbide, oltre a correggere difetti refrattivi, possono essere anche quello di proteggere un occhio in fase di guarigione post-intervento o alleviare i sintomi di una cheratite (lenti terapeutiche) o semplicemente estetico, come nel caso delle lenti cosmetiche, che sono utilizzate non solo per cambiare il colore degli occhi, ma anche per ritornare all’aspetto originale dopo un grave traumatismo dove l’iride sia stata compromessa, quindi ripristinare il foro pupillare ed eliminare la fotofobia.
Ad ogni modo, qualunque sia il motivo, per i portatori di questo tipo di lente, oltre alle regole menzionate all’inizio, è sempre buona norma non indossarle più di 10 ore al giorno, in quanto non permettono una respirazione naturale della cornea al 100%. Ancora meno consigliabile, se non addirittura vietato, è sicuramente tenerle addosso mentre si dorme. Mi preme ricordare che va rispettata la loro scadenza, siano esse mensili, giornaliere o trimestrali, poiché il polimero di cui sono composte è fatto per resistere agli ammiccamenti palpebrali che una persona fa in media in quel dato periodo di tempo. Dopo comincia a deteriorarsi, creando una situazione instabile che non favorisce certo la salute dei nostri occhi.
Per quanto riguarda le infezioni e infiammazioni, ricordiamo le congiuntivi, che colpiscono ogni anno l’1% della popolazione in genere, quindi è normale che anche tra i portatori di lenti a contatto vi siano persone con congiuntivite. Le cheratiti (infiammazione della cornea) sono di molto inferiori come casistica. Ad ogni modo, quando si presenta una situazione infiammatoria o infettiva è sempre meglio chiedere consiglio al medico oculista e avvisare l’ottico optometrista prima di applicare qualsiasi tipo di lente a contatto.